Qualche ottima considerazione sulla situazione dei nostri cugini oltralpini: neanche loro hanno ancora intrapreso il sentiero del rigore (leggi tutto su Phastidio):

Tempi molto interessanti, per il paradigma-Hollande: aumentare le imposte sui ricchi, cercando di non farli fuggire di notte, utilizzando la potenza tecnologica del fisco per impedire loro di farlo. Ma se l’inquilino dell’Eliseo pensa di poter evitare di aggredire la spesa (soprattutto quella sociale, che conta per 620 dei 1.100 miliardi di euro di spesa pubblica complessiva francese) utilizzando solo la leva delle entrate, il risveglio sarà traumatico. E’ peraltro molto probabile che l’intervento sulla spesa possa avvenire in misura non marginale attraverso il blocco delle retribuzioni nominali del settore pubblico, che oggi pesano per il 13,6 per cento del Pil. Anche questo in Italia sta già avvenendo.

Ovviamente, se vi diciamo che un taglio di spesa pubblica in queste condizioni è recessivo, voi cominciate a tirare fuori il santino di Von Mises e lanciare invettive, giusto? Problema sempre vostro. Quello che vorremmo umilmente segnalarvi è che finora, parlando di compiti a casa, la Francia manco ha aperto il quaderno e impugnato la penna. Ma le dinamiche che la attendono produrranno lo stesso tipo di esito: un approfondimento della recessione, perché quel taglio di spesa non andrà in riduzione di imposte ma servirà a colmare buchi che l’austerità tende ad aprire “spontaneamente”. Auguri, Monsieur le Président.