Panorami dall’altopiano di Pian dei Buoi

copertina libro Panorami da Pian dei Buoi - Collana Paesaggio dolomiticoPANORAMI DALL’ALTOPIANO DI PIAN DEI BUOI
Il Paesaggio Dolomitico
200 foto f.to 14.5 x 11 cm
Lozzo di Cadore 2007
F.to 15.5×16.5 cm – 228 pp.

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Dalla mia presentazione:

Il noto paleontologo S. J. Gould, ebbe a dire che «Nessun uomo salverà mai ciò che non ama». E niente si può amare veramente se non ci si sforza di conoscerlo a fondo. L’ambiente montano in generale e quello dolomitico in particolare, sono molto più dinamici di quanto l’alternarsi delle stagioni che li caratterizzano non faccia già, di per sé, supporre. Questa dinamicità si esprime a livello di ecosistemi, con modalità a noi difficilmente percepibili, ma si manifesta anche nella mutevolezza del paesaggio dolomitico, con cam- biamenti di più facile ed immediata lettura. Mutevolezza che il corso delle stagioni tende ad esaltare, ma che anche il solo semplice cammino del sole nel corso della giornata può rendere caleidoscopico.

[…] Il paesaggio infine: è il disegno, la manifestazione crostale, di un insieme di caratteri determinato dalla composizione e conformazione del suolo, sul quale trovano ospitalità specie diverse di piante ed animali che vivono in reciproca relazione; ma in questo libro ho cercato in particolare di esaltare la forza evocativa del paesaggio, la sua componente affettiva, perché la nostra comunità ha il grande bisogno di ritrovare la sua identità perduta. La montagna, e con essa la gente che la abita, sono da sempre ai margini dei più generali interessi di questo Stato. Uno Stato infame, poco più di un letamaio, che con i propri miasmi sta soffocando la nostra già sbiadita dignità.

Non sarà l’Unesco, né saranno le solite promesse dell’ultima ora dei soliti politicuccoli a salvare la montagna. Senza una vera autonomia, politica e gestionale, tutta la Montagna e la gente che la abita e la fa vivere, ma devo qui pensare a quella bellunese in generale, e a noi cadorini con le nostre Dolomiti in particolare, siamo destinati ad una lenta ed inesorabile agonia. C’è un solo modo per riconquistare la nostra dignità e garantirci un futuro degno di essere vissuto: tornare ad essere “padroni” del proprio territorio, come lo siamo stati per secoli, con l’imperativo di esserne anche i custodi più strenui. Strada lunga da percorrere e, come recita un vecchio adagio, più lunga è la strada più piccoli devono essere i passi. Questo mio contributo vorrebbe, con tutto il cuore, rappresentare uno di quei piccoli passi mossi verso una nuova coscienza di sé e del territorio che ci ospita, avendo ben chiare in mente le parole scritte in apertura: «Nessun uomo salverà mai ciò che non ama». Lozzo di Cadore, 9 settembre 2007.

Alla sezione fotografica, corredata da didascalie con la descrizione puntuale degli oronimi, seguono alcune pagine con la descrizione dei sentieri che interessano l’altopiano. Essendo quest’ultimo un balcone panoramico di grande apertura, le riprese interessano i seguenti gruppi montuosi: Antelao, Marmarole, Cristallo, Dolomiti di Auronzo, Comelico e Creste di Confine, Tudaio e Brentoni, Tiarfin e Bivera, Miaron, Cridola e Montanel, Spalti di Toro, Cima dei Preti e Duranno, Sassolungo di Cibiana.